EmmyBruno
"Il cane nella storia e nella civiltà del mondo"
congresso internazionale di cinotecnia, genetica, alimentazione e psicologia canina
RAVENNA 21-25 aprile 1993
D.ssa Emma Bruno
(Medico Veterinario, Presidente Club Italiano Terranova,
Giudice Internazionale ENCI)
Rag. Luciano Bernini
(Consigliere Nazionale ENCI, Giudice Internazionale ENCI)
Dr. Guido Vandoni
(Giudice Internazionale ENCI)
Prof. Luigi Guidobono Cavalchini
(Presidente Club Italiano Pastore bergamasco - Giudice Internazionale ENCI
Direttore Istituto Zootecnia Università di Milano)
Dr. Nicola Imbimbo
(Medico chirurgo, specialista in genetica,
Università di Napoli, giudice internazionale ENCI)
Prof. Vincenzo Monaco
(Direttore dell'Unità Sviluppo Tecnologie Animali dell'E.N.E.A. di Roma,
Direttore del Reparto diZoologia Speciale del C.N.R. di Roma,
Consigliere nazionale ENCI)
Prof. Tullio Mille
(Neurochirurgo, neurologo e psichiatra,
docente di Neuro-chirurgia e neurologia, Università di Pavia)
Dr. Giorgio Romanelli
(Presidente della SCIVAC)
Dr. Cesare Pareschi
(Medico Veterinario, Presidente Gruppo di studio AMA
Malattie Genetiche Ereditarie e Tecniche d'Allevamento
Lettore ufficiale Displasia dell'Anca per I'Italia)
il terranova cane da lavoro:
sintonia fra morfologia e funzione
Dr.ssa Emma Bruno
(Medico Veterinario, Presidente Club ltaliano Terranova,
Giudice Internazionale ENCI)
È doveroso un ringraziamento a quanti hanno ideato ed organizzato questo congresso di cinotecnia. Esso rappresenta I'occasione per incontrarci e trattare, finalmente in modo ampio e coordinato, dell'argomento che tutti ci coinvolge ed affascina: il cane.
Il cane in generale, prima di tutto, e poi il cane in particolare, la nostra razza, il nostro amico con tutti i suoi problemi, che non sono in realtà i "Suoi" ma i nostri: problemi di uomini.
Chi tra i presenti non si è mai trovato ad intavolare accese discussioni attorno a quel tipo, quella conformazione, quel giudizio?
Chi non si è trovato, qualche volta, a tirare l'ora tarda, magari in intercomunale con il telefono che scandiva inesorabile il passare dei minuti, oppure in buona compagnia davanti al caminetto, per assaporare il piacere di condividere o discutere con altri le proprie esperienze e convinzioni?
Troppo spesso è venuta a mancare la possibilità di estendere questi scambi ad uditori più vasti. Ebbene, gli incontri di cinotecnia rappresentano la risposta a tanta aspettativa.
Ci auguriamo che essi diventino una consuetudine, un appuntamento importante a cui tutti i cinofili vorranno partecipare. Il dialogo, la ricerca, gli scambi di vedute sono terreno fertile da cui far nascere idee e proposte importanti.
Vi siete accorti come spesso i problemi di una razza sono comuni a quelli di altre?
Il tema di oggi, "Sintonia fra morfologia e funzione", è un esempio di come le problematiche che interessano il terranova siano applicabili, con le opportune specializzazioni, a tutti gli altri cani da lavoro e quindi alla maggior parte delle razze che interessano il settore cinotecnico.
Siano esse da caccia o da difesa, da guardia o da traino queste razze sono state plasmate nel tempo in base ad un concetto utilitaristico che ci riconduce ad un criterio essenziale: la funzione.
Se guardiamo indietro ai primordi della cinofilia ci troviamo già di fronte ad una pluralità di tipi differenziatisi naturalmente su basi funzionali secondo l'ambiente, le condizioni geografiche, la promiscuità o l'isolamento.
Solo più tardi, con il passare dei secoli, l'uomo incominciò a prendere coscienza del cane, questo compagno così prezioso all'occorrenza, così disponibile. Incominciò ad osservarlo nelle sue forme e nelle sue funzioni.
Notò che alle une corrispondevano le altre e scelse, per servirlo, quei tipi che meglio si addicevano alle sue attività.
Si accorse che poteva accentuare certe caratteristiche utili intervenendo nella riproduzione e l'uomo, imitando la natura, diventò allevatore.
La natura, però, che è una madre crudele ma saggia, si è sempre regolata secondo una rigida legge di selezione: ciò che è utile viene esaltato, fissato, messo in evidenza; ciò che non è utile viene isolato, escluso fino a diluirsi e scomparire. Oggi gli allevatori si sono sostituiti in questo ruolo di selezionatori ma non sempre hanno saputo assolverlo nel modo migliore.
I criteri di selezione funzionale che erano stati il primum movens dell'allevamento e della classificazione delle razze e che ancor oggi dovrebbero essere tenuti nel massimo conto vengono talvolta calpestati e distorti.
Accade che, per caso o più spesso per deliberata incoscienza, alcuni si mettono a giocare con i massimi e con i minimi, esasperando certe caratteristiche fino a renderle caricature, rompendo quelle delicate armonie che l'alchimia dei secoli aveva saputo creare. Poi, per giustificarsi o per rendere accette le loro creazioni, viene coniato un termine ambiguo quanto vago: la moda.
Ma che cos'è la moda? La risposta è già implicita: qualcosa di instabile che può mutare a seconda del gusto tradendo perciò le ferree leggi dell'equilibrio morfo-funzionale. Ed allora verificare fino a che punto la moda possa influenzare I'evoluzione di una razza appare doveroso ed opportuno.
Qualcuno mi dirà: "Ma non dovrebbe esserci lo standard a garanzia e tutela di tutto ciò?" È vero. Lo Standard esige un sacrosanto rispetto ma, come ogni cosa che viene detta o scritta, può essere variamente interpretato. È l'illusione della parola", che, spesso, complica le relazioni umane.
Noi cinotecnici, però, siamo più fortunati di altri poiché abbiamo a nostra disposizione lo studio della dinamica per contenere entro giusti limiti le interpretazioni.
Potremmo anche avvalerci di attrezzature sofisticate, come quelle usate nell'ambito sportivo, ma spesso sono sufficienti un filmato e qualche foto per dimostrare in modo inequivocabile certe realtà.
Approfondiremo ora questo tema in una razza da lavoro del tutto particolare: il cane di terranova.
Chi non conosce la storia e le attitudini di questo gigante buono, da sempre compagno di pescatori e naviganti?
Non starò qui a ricordare le varie teorie sulle origini. Basti sapere che il sangue del Mastino del Tibet, proveniente dalle linee del Grande Cane Indiano, del Cane da orso vichingo e dei cani europei importati dai coloni, trovò nell'isola di Terranova una fucina ideale, un crogiolo da cui far nascere una razza altamente specializzata nel nuoto e nel riporto, dotata di una forza e di un coraggio tali da consentirle non solo il traino di tronchi d'albero ma il recupero di grosse barche ed il salvataggio di uomini in pericolo tra i flutti.
Come dovrà essere costruito allora un cane atto ad espletare questi compiti? E quali saranno gli aspetti anatomici, le caratteristiche di tipo da porre in rilievo in base ai canoni della bellezza funzionale?
Immaginiamo il terranova nell'atto di saltare da uno scoglio all'altro, di nuotare vigorosamente, di trattenere con forza tra le mascelle una fune o il braccio di un uomo in pericolo.
Lo vedremo tendere i muscoli nello sforzo di sostenere e trainare pesanti carichi, respirare con energia per ossigenare i grossi muscoli sotto sforzo.
Da tutto ciò si delinea l'immagine di un cane di forza e di resistenza più che di velocità; la sua costruzione dovrà essere quella di uno "Stayer" più che di uno "Sprinter".
La prima cosa che balza agli occhi di fronte ad un buon esemplare è la mole, mole che deve essere intesa come sinonimo di massa prima che di statura: un corpo solido e compatto con torace ampio e possente che mai dovrà dare l'impressione di vuoto o di ristrettezza.
A queste caratteristiche è collegato il concetto di baricentro.
Un cane dolicomorfo che possegga arti lunghi ed un torace sviluppato in altezza ma con diametri trasversi ridotti, presenterà una base d'appoggio ristretta ed un baricentro situato molto in alto. Le condizioni di instabilità che ne derivano sono quanto di meglio si possa desiderare per una perfetta macchina da corsa. Ne sono l'esempio vivente i levrieri, ma questa condizione che porta a compiere un movimento rapido ed accentuato affatica in breve tempo l'animale diminuendone la resistenza. Arti lunghi presuppongono poi muscoli lunghi e relativamente sottili, capaci di ampi spostamenti ma inadatti ad uno sforzo grave e protratto.
Un petto troppo stretto, d'altronde, renderebbe impossibile un appoggio solido sul terreno durante il traino o la presa e più instabile il galleggiamento durante il nuoto.
Per contro, se volgiamo la nostra attenzione alle caratteristiche opposte del brachimorfo spinto, noteremo che diametri trasversi troppo sviluppati, come pure un torace a botte ed arti eccessivamente corti, ottimali per un cane da presa di massima staticità come il bulldog, non si addicono al terranova poiché ne ostacolerebbero tempismo ed agilità.
A metà tra l'uno e l'altro di questi tipi il terranova si delinea dunque come un mesomorfo di grossa taglia, costruito nel rettangolo, dall'apparato scheletrico forte e solido, dotato di una possente muscolatura che ne consente movimenti agili e produttivi nonostante la mole.
Se noi osserviamo l'immagine del Ch. Black Prince del 1878, uno di più importanti soggetti che segnarono la storia della razza dopo la sua formazione in Inghilterra, possiamo riconoscere in lui un prototipo tuttora attuale.
Sotto il disegno che illustra questo eccellente cane era scritto: "La sua grande testa, le piccole orecchie, l'espressione benevola ed il corpo ben proporzionato e possente sono sapientemente riprodotti nello schizzo dal vivo di R.H. Moore. Nonostante le membra massicce, egli è molto agile e si muove con grande libertà.
Black Price rappresentava, già allora, il tanto decantato "insieme da orso".
Ma veniamo ai terranova di oggi ed ammiriamoli in attività: nulla è mutato nella funzione. Eccoli mentre galoppano sulla spiaggia, mentre si arrampicano sulla scogliera.
Il piede da gatto, indice di dita forti ed arcuate, favorisce una solida presa ma è la resistenza dei legamenti e la robustezza muscolare che sopportano il massimo dello sforzo.
La base larga, in giusta proporzione con la statura, favorisce un equilibrio ottimale.
La dinamica della razza va studiata, però, soprattutto in acqua dove si rivela la sua principale natura. È vedendo nuotare e lavorare un terranova che si possono comprendere i significati più reconditi e spesso più importanti della sua morfologia.
Nel nuoto il concetto della forza di gravità viene sostituito da quello del galleggiamento. Il corpo, immerso nell'acqua, riceve infatti una spinta che lo sostiene mantenendolo semisommerso secondo una linea di galleggiamento da cui emergono: la testa estesa in avanti, la parte superiore del collo, il garrese e, a tratti, il profilo superiore del dorso, della groppa e della coda. A differenza di altre razze, il terranova mantiene sempre, durante il nuoto, una posizione orizzontale.
Tenendo conto di questa linea osserviamo prima di tutto ciò che avviene sotto la superficie dell'acqua. Gli arti vengono mossi con la stessa sequenza del passo variandone tuttavia l'esecuzione. Gli avambracci, relativamente brevi, vengono flessi al massimo sull'omero, portati in alto poi distesi in avanti, in basso ed all'indietro. Essi esercitano così una forte presa sull'acqua, favorita dai metacarpi larghi e spessi e dai piedi che, mantenendo le dita distese, consentono di utilizzare al meglio la membrana interdigitale.
Questa specie di remo è azionata vigorosamente dai muscoli flessori del metacarpo e delle falangi e, soprattutto, dall'importante gruppo degli anconei che devono essere sviluppatissimi e si apprezzano come un volume tondeggiante scivolando con la mano dalla spalla al gomito.
Contemporaneamente i posteriori agiscono con un'azione analoga completata da una spinta a scatto sull'acqua nel momento della massima estensione. Tutto ciò richiede garretti solidi e, come per l'anteriore, una muscolatura possente.
Movimenti di lateralità degli arti servono poi a correggere gli sbandamenti dalla linea di galleggiamento e ad imprimere la direzione voluta. A ciò contribuisce la coda che, mantenuta rigida in orizzontale, agisce come un timone e la flessuosità del corpo che, essendo leggermente allungato, agevola i movimenti di torsione e lateralità.
Se rivolgiamo poi l'attenzione alla parte situata a fior d'acqua apparirà evidente che la groppa e la spalla si trovano sullo stesso piano. Una linea rampante nel terranova risulta in tal senso nettamente contrastante con la funzione. La spalla non potrebbe infatti lavorare fuori dall'acqua, né la groppa in posizione sommersa.
Affiora invece alla superficie il garrese sul quale vanno ad inserirsi i possenti muscoli superiori del collo. Solo la parte superiore di quest'ultimo rimane all'esterno: esso infatti, proteso in avanti, si appoggia parzialmente sull'acqua assieme alla testa che viene mantenuta leggermente inclinata verso l'alto.
Comprendere la meccanica di queste regioni appare di fondamentale importanza. Se ne può dedurre che sotto il profilo morfo-funzionale al terranova non occorre un collo eccessivamente lungo ma molto muscoloso, specialmente quando il cane sta compiendo un'azione di riporto.
Un collo molto lungo non avrebbe altra funzione che spostare in avanti la posizione della testa ma si troverebbe svantaggiato nel gioco del bilanciere cefalo-cervicale. Non bisogna tra l'altro dimenticare che la muscolatura ne risulterebbe ovviamente più affusolata.
Se vogliamo rifarci ad un discorso che interessa anche il costituzionalismo sarà utile ricordare quanto dice Ignazio Barbieri: "Ad un collo lungo corrispondono arti lunghi ed è particolarmente adatto ai soggetti ai quali si richiede velocità. Un collo corto e muscoloso è un pregio per quei soggetti in cui la velocità non ha grande importanza ma si desidera invece potenza della mascella".
Come si è già visto il terranova è, senza esasperazioni, un tipo intermedio, quindi la lunghezza del collo dovrebbe mantenere giuste proporzioni. Tra l'altro una sua eccessiva lunghezza si ripercuote sull'intera impostazione del soggetto. Una testa massiccia, come vuole lo standard, inserita su di un collo troppo lungo, rappresenta un peso faticoso da sostenere. Il collo diventa allora verticaleggiante, influendo sulla conformazione della spalla: scapole più inclinate, omeri più dritti. Risultato? Un'alterazione di quei rapporti toracici così importanti per un nuotatore: diametri ampi e profondi e petto prominente.
Inoltre lo sforzo per vincere questo svantaggioso equilibrio del bilanciere si ripercuote sulla colonna e sul posteriore che ne risulta oltremodo caricato. Avremo così, frequentemente, cani che ambiano.
Per comprenderne il motivo qualcuno ha suggerito di osservare il movimento delle giraffe ma temo andremmo troppo lontano. Torniamo invece ad osservare il terranova mentre nuota. Esaminiamolo di profilo: balza subito all'occhio la posizione che la testa assume rispetto alla linea di superficie. Come abbiamo detto essa viene tenuta appena inclinata verso l'alto per mantenere le narici lontane dall'acqua.
Una simile osservazione mette subito in evidenza l'estrema importanza del parallelismo degli assi cranio-facciali nella razza terranova. Si tratta di un aspetto morfo-funzionale fondamentale. Soggetti dotati di divergenza degli assi cranio-facciali o di canna montonina saranno costretti ad estendere maggiormente la testa sul collo per raggiungere risultati utili e ciò comporta una conseguente diminuzione della capacità respiratoria. D'altronde, proprio questa caratteristica rappresenta una delle doti principali per un nuotatore. Essa è legata non solo ad una eccellente espansione polmonare e toracica e, fondamentalmente, a vie aeree ampie e ben aperte attraverso le quali l'aria possa affluire rapidamente in caso di necessità.
Ancora una volta tipo e funzione concordano. Nel terranova, infatti, la quadratura del muso, determinata dal parallelismo delle sue facce laterali, e la sua profondità consentono un ampio sviluppo di queste vie favorito inoltre dall'ampiezza dei seni frontali.
Il tartufo è largo, bene aperto, tagliato netto, con narici ampie, mobili e di spessore moderato per consentire un'ampia dilatazione quando la ventilazione accelera.
La peculiarità di questi caratteri appare ancor più evidente se si considera che, proprio durante il lavoro di riporto, quando necessita una maggiore ossigenazione, il terranova non può respirare attraverso la bocca che resta saldamente serrata sull'oggetto da recuperare.
È sotto questo aspetto morfo-funzionale di cane da riporto che vogliamo ulteriormente esaminare il terranova.
La capacità di afferrare con forza un pesante oggetto e di trattenerlo a lungo tra le mascelle deriva essenzialmente da due fattori: un notevole sviluppo dei muscoli masticatori temporali e masseteri ed un adeguato supporto osseo, sia per quanto riguarda la parte facciale che il cranio.
Mascellare superiore e mandibola debbono essere forti e presentare ampio sviluppo fornendo adeguato supporto alle labbra che sono morbide, con rima boccale ampia ma mai cadenti.
Un labbro troppo sviluppato non appare di alcuna utilità funzionale, potrebbe disturbare nella presa ed è il motivo per cui alcuni soggetti sbavano in modo poco gradevole.
Vogliamo sottolineare che il terranova non è assolutamente un cane bavoso se le labbra sono corrette.
Il cranio, che come dice lo standard, è ampio e massiccio fornisce adeguato recesso ai muscoli temporali e solida base di inserzione ai masseteri mediante l'estensione laterale con processi zigomatici. L'occipite, ben sviluppato, non dovrà apparire come una protuberanza scarna ma servire da solida inserzione ai complessi legamentosi e muscolari del collo indispensabili per un lavoro di riporto e di traino.
Anche lo sviluppo dei frontali e delle arcate sopraciliari assume significato funzionale poiché una posizione favorevole dell'occhio, piccolo e leggermente infossato, consente utile protezione contro sabbia, spruzzi e intemperie.
Va da sé che un cranio stretto, scarno, appiattito o troppo piccolo in rapporto alla porzione facciale risulterà inadeguato alle funzioni da svolgere.
Per concludere vi mostrerò alcune immagini che rappresentano tipi differenti. Chi pensate rappresenti il soggetto più adatto a compiere il lavoro prima descritto?
Se vogliamo prestar fede a quanto scriveva Giuseppe Solaro: "La testa dice la razza" e "Il comportamento degli assi cranio-facciali è il dato più importante nel determinare il carattere della testa", potremmo anche dedurre di trovarci di fronte a due razze diverse. Possiamo invece garantire che esse riproducono fedelmente una serie di campioni.
Vi domanderete: "Come è possibile ciò? Il ring dovrebbe porre in evidenza quei soggetti che appaiono più conformi ai canoni della bellezza funzionale!". Giustissimo. Può succedere però che aspetti che dovrebbero essere considerati più marginali come la forma, la presentazione, la toelettatura acquistino un rilievo tale da porre in secondo piano quei caratteri che invece dovrebbero rappresentare cardini imprescindibili di valutazione.
Queste situazioni danno adito, ovviamente, a confusione, malcontento, incertezze e ad un conseguente dispendio di forze.
Mi torna alla mente un'affermazione che qualche anno fa mi lasciò sconcertata. Durante un viaggio all'estero mi recai a visitare un allevamento. Fui colpita, al primo impatto, nel notare due differenti tipi di cani, nettamente contrastanti sotto il profilo morfologico. Ne chiesi motivo all'allevatore che con candida noncuranza dichiarò: "Allevando due tipi di cani io posso accontentare i gusti dei vari giudici e dei vari acquirenti. Agli uni ed agli altri io ho da proporre ciò che soddisfa le loro richieste". Mi sono più volte domandata in seguito se quell'allevatore avesse mai avuto un criterio personale di valutazione o se non fosse piuttosto dotato di una doppia personalita: il Dr. Jekill e Mr. Hyde.
Vogliamo sperare che situazioni come queste debbano essere considerate paradossali.
Il terranova è uno e non potrebbe non essere così perché esiste un mezzo per valutarlo: la funzione. Questa e questa sola può essere alla base di un discorso tecnico spassionato ed obiettivo fra gli amatori della razza di tutto il mondo.
È chiedere troppo?
Nell'introduzione al suo libro "II cane utile" Piero Scanziani evidenzia come, di tappa in tappa, dagli albori della civiltà fino ai giorni nostri, il cane abbia sempre aiutato la crescita dell'uomo. Scrive Scanziani: "Senza cane niente virtù; senza cane niente agricoltura; senza cane niente pace, niente arte, niente amore; senza cane niente uomo".
L'augurio migliore per il futuro è che ancora una volta il cane possa essere per l'uomo motivo di dialogo e di aggregazione, di pace e non di guerra.
Il tema di oggi, "Sintonia fra
morfologia e funzione", è un
esempio di come le
problematiche che
interessano il terranova siano
applicabili, con le opportune
specializzazioni, a tutti gli
altri cani da lavoro e quindi
alla maggior parte delle razze
che interessano il settore
cinotecnico
I criteri di selezione
funzionale che erano stati il
primum movens
dell allevamento e della
classificazione delle razze e
che ancor oggi dovrebbero
essere tenuti nel massimo
conto vengono talvolta
calpestati e distorti
Cos'è la moda? La risposta è
già implicita: qualcosa di
instabile che può mutare a
seconda del gusto tradendo
perciò le ferree leggi
dell'equilibrio morfo-
funzionale
Lo Standard esige un
sacrasanto rispetto ma, come
ogni cosa che viene detta o
scritta, può essere variamente
interpretato
Il terranova si delinea dunque
come un mesomorfo di grossa
taglia, costruito nel
rettangolo, dall'apparato
scheletrico forte e solido,
dotato di una possente
muscolatura che ne consente
movimenti agili e produttivi
nonostante la mole
La dinamica della razza va
studiata, però, soprattutto in
acqua dove si rivela la sua
principale natura
Scrive Scanziani: "Senza
cane niente virtù; senza cane
niente agricoltura; senza cane
niente pace, niente arte,
niente amore; senza cane
niente uomo"