EmmyBruno

Il Cane di Terranova ha rappresentato da sempre una figura costante nella nostra famiglia. Alla fine dell'800 lo zio di mio nonno, Pantaleo Boero, capitano di bastimento, portava con sé nei suoi viaggi un Terranova: Bor. Quando si fermava a terra, Bor diventava il compagno di giochi dei bambini di casa, figli e nipoti.

 

Così il Terranova rimase nell'immaginario e nel cuore di uno di loro, mio nonno e, non appena gli fu possibile, acquistò per i suoi tre figli tre Terranova. Doveva essere uno spasso quando, all'ora di pranzo, la nonna chiamava: “Aldo, Olga, Mina, Uri, Urano, Diana” veder arrivare dagli angoli remoti del giardino i cani che sospingevano o tiravano per la manica i bimbi riluttanti a lasciare i loro giochi.

Naturalmente la passione passò a mia mamma; ma i tempi stavano cambiando: persino la S.I.T. (Società Italiana Terranova) aveva chiuso i battenti. Di due cuccioli importati dalla Germania sopravvisse solo la femmina poi, con l'arrivo della guerra non fu più possibile averne altri. Fu così che mia madre dovette mettere da parte ogni suo desiderio.

 

Quando nacqui, nel '48, in casa c'era solo un piccolo Dandie Dinmont Terrier: Pucci, che fu il fedele compagno della mia infanzia. Visse a lungo ed alla sua morte io avevo 18 anni. A quell'età potevo pensare ad un cane di grande taglia, mi piacevano tutti: Alani, Mastiff, San Bernardo... ma mia madre fu irremovibile: in casa nostra non ci sarebbe stato altro cane che un Terranova.

Io li conoscevo solo da qualche foto e dai racconti dei miei; mi entusiasmai all'idea ed iniziai a cercarli dappertutto. Erano veramente rari e rimasi per ben due anni senza cani. Le ricerche su internet, allora, erano fantascienza e fu l'E.N.C.I. che soddisfò il mio desiderio: esisteva un unico allevamento di Terranova in Italia, l'allevamento dell'Agogna di Angela Cipolla a Mortara.

Prendemmo subito contatto: una cucciolata era in arrivo e dopo un po' il sogno divenne realtà, c'era una cucciola per me. Non stavo più nella pelle, aspettare due mesi non fu facile; li passai attrezzandomi di ciotole, pettini, guinzagli e foderai uno splendido cestino... era inverno e la cucciola ci sarebbe stata al caldo. Quando finalmente andammo a prenderla capii subito di aver sbagliato misura: Cora nel cestino non ci stava più e, quanto a stare al caldo, ci fece una bella sorpresa: appena arrivati a casa si buttò nel laghetto dei pesci rossi.

Incominciavo così a conoscere la razza e devo dire che mi piaceva, mi piaceva molto. Crescendo divenne sempre più bella; aveva avuto ragione mia madre a scegliere un Terranova e valeva la pena avere aspettato tanto. Bisognava fare qualcosa perchè questi cani non fossero più così rari.

 

Incominciai a frequentare le esposizioni e Cora divenne campione Italiano e Internazionale. Fu in una di queste mostre che ebbi modo di conoscere un grande maschio: Simbo v. Swartzen Mutz. Veniva dalla Svizzera ed era imponente. Quella volta non fui troppo felice nel vederlo perchè ci portò via il B.O.B. ma, riflettendo capii che era giusto: era troppo bello; sarebbe stato lui il compagno di Cora. Insieme sarebbero stati i capostipiti del mio alleamento.

La prima cucciolata nacque il 7 dicembre 1969. Naturalmente tenni per me una cucciola: Amanda, detta Uri, bella nella morfologia e nel carattere. Divenne campione italiano e internazionale ma, soprattutto, fu lei ad insegnarmi come lavorare in acqua con un Terranova.

 

Adesso avevo ben due femmine; potevo pensare all'affisso. Come chiamarlo? Orsi neri, angeli del mare... A quell'epoca esisteva un celebre allevamento di Riesenschnauzer: “I Diavoli Neri”. I Terranova, invece, erano Angeli... ecco, li avrei chiamati: “ Angeli Neri”. La scelta era fatta. Adesso dovevo pensare ad un bel maschio per Amanda. Non fu difficile. In quegli anni, in Svizzera, esistevano alcuni dei cani più belli: teste imponenti con splendide cuffie, musi squadrati ma puliti e soprattutto un'espressione negli occhi da far sognare. Quegli occhi ti guardavano dentro e ti trasmettevano un senso di pace e sicurezza. Come vorrei che gli allevatori di oggi avessero potuto conoscerli: sarebbe loro più facile comprendere cosa stiamo perdendo.

La mia scelta cadde su Asso de la Chassotte. Altri maschi erano presenti in allevamento, tutti belli, tutti omogenei, ma in lui la dolcezza e la nobiltà emergevano.

Scelsi bene. Ebbi un solo cucciolo da questo incontro ma tutte le caratteristiche che avevo apprezzato si concentravano in lui. Si trattava del Ch. Christian degli Angeli Neri. Christian mi portò grandi successi ma la gioia più grande era averlo accanto ogni giorno per studiarne i particolari, le trasformazioni nella crescita, il movimento, le varie espressioni, inconsapevolmente stavo formando in me il concetto di “Tipo” che coincideva perfettamente con lo standard e che non avrei mai più abbandonato.

Da Amanda e Asso ebbi un'altra cucciolata; questa volta di otto cuccioli con una sola femmina: Ethel, anche lei divenuta multi Ch. Christian e Ethel rappresentavano l'omogeneità del tipo espresso in un giusto dimorfismo sessuale.

 

Eravamo negli anni '70 e si cominciava a vedere in giro alcuni Terranova. La trasmissione televisiva “Cronache Italiane” aveva trasmesso il lavoro in acqua dei miei cani destando l'interesse di molte persone. Il momento era delicato perchè, a fronte delle richieste mancavano i cuccioli. Sinceramente non me la sentivo di produrre troppo: preferivo produrre bene e poter dare i miei cuccioli alle persone adatte. Un Terranova che non ha la giusta dose d'amore e comprensione è sprecato ed infelice. Non la pensavano così alcuni negozianti che incominciarono ad importare dall'est poveri cani con l'aspetto da lupo, talmente diversi da far pensare che potessero derivare da incroci.

Diventava importante fare qualcosa di più per difendere la razza e la via era quella di fondare un Club di appassionati che collaborassero per una sua corretta diffusione. Nel 1976 inviavo una lettera a tutti i proprietari di Terranova che ero riuscita a rintracciare: ci saremmo riuniti a Genova Nervi. Ad Ottobre del 1976 42 amatori davano vita al Club Italiano del Terranova chiamandomi a presiederlo.

 

Negli anni successivi il numero dei cani crebbe molto rapidamente e con esso il numero dei soci e la molteplicità degli impegni. Il Club si intrecciava a filo doppio con la mia vita: la famiglia, la nascita di mio figlio, la laurea in veterinaria, le “speciali” del Club, gli articoli, i notiziari, ecc. Devo ringraziare mio marito Adelio che mi è stato accanto occupandosi del pesante compito della segreteria. Se non fosse stato così non sarei riuscita ad assolvere questi impegni per oltre 20 anni.

 

segue...